Il libro delle figurazioni ideali
Il libro delle figurazioni ideali
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o castelli e templi ed altri ancora si estruggono di stili non saputi prima, cui laborava un ingegno recente nelli uomini del nord. L'arte, dal caos letterario, dal caos delle leggende e dei racconti indecisi che promanavano dall'estremo oriente e dall'ultimo settentrione con opposte particolarità, pure fondendosi nell'urto delle crociate, l'arte, del lavorìo secolare ed indistinto, ma sempre fermo ed alacre di nuovi idiomi nazionali che s'innalzavano dalle plebi e dai campi, tende all'idealità che il cristianesimo le ha bandito, a quel misticismo intenso che riscaldava come una fiamma e che purificava come un lavacro di neve. Questo fu il trionfo della vera arte italica e fu simbolista. Diede Dante e Petrarca, e Boccaccio anche sentì, novellatore com'era e prosatore, (certo combattente nell'idea Francesco d'Aquino, il pontefice dell'amore mistico eretto alla stranezza del simbolo religioso), questa recondita genialità e la pensò e furono l'Ameto_ e la _Fiammetta
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